La riabilitazione dell’età evolutiva in acqua, al Centro Renzullo

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Durata: 16
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In qualità di provider ECM, in collaborazione con GM Consulenza e Formazione, Virvelle ha realizzato il corso “La riabilitazione dell’età evolutiva in acqua, secondo il concetto Bobath”, che sì è svolto dal 4 al 6 ottobre, al Centro Renzullo LARS di Sarno (SA).

Destinato a Fisioterapisti, TNPEE, Terapisti occupazionali provenienti da tutta Italia, il corso si propone di creare un ponte tra le specifiche professionalità che solitamente si occupano della (ri)abilitazione in acqua in età evolutiva (fisioterapisti e neuropsicomotricisti), allo scopo di realizzare un approccio comune, dove il bambino sia visto nella sua globalità, a prescindere dalla patologia come sintomo, proprio come avviene nel Concetto Bobath e nell’approccio N.D.T. (Neuro Developmental Treatment) che, basandosi sul modello del problem solving e del ragionamento clinico, permettono la definizione del progetto riabilitativo individuale in vasca.

I riferimenti teorici di partenza, pertanto, non sono quelli abituali dell’idrokinesiterapia o della psicomotricità in acqua, che inevitabilmente tendono ad inquadrare il loro orientamento rispetto al deficit del bambino, ma si ispirano alle esperienze acquatiche ancestrali proprie dell’essere umano, ovvero il movimento fetale in utero.

A pochi secondi dalla nascita, un neonato ancora completamente immerso nell’acqua, apre gli occhi, si muove fluidamente grazie al “Riflesso natatorio” non piange e non annega, grazie ad un altro riflesso “il Riflesso di apnea”. Entrambi i riflessi, che scompariranno entro il primo semestre di vita, hanno portato al concetto di acquaticità neonatale, una pratica ormai esercitata in tutto il mondo, che si rivolge ai neonati sani (0-6 mesi) e consente ai genitori che accedono in vasca, di proporre ai propri bimbi una precoce e benefica esperienza, in un elemento vissuto e percepito come ludico e “familiare”. Ed è proprio su questa scia che va ad inserirsi il Corso di Riabilitazione Neuromotoria in acqua, nel tentativo di sensibilizzare gli operatori sull’importanza dell’inserimento precoce in acqua, di tutti bambini che presentino condizioni cliniche stabili.

Altro obiettivo del corso è quello di fornire al bambino un corretto modello di approccio all’acqua, tenendo conto fin dal primo giorno, del suo “fisiologico” ed individuale tempo di adattamento alla situazione fuori e dentro l’acqua.
Ciò è possibile seguendo una progressione “a tappe” per la gestione della paura, attraverso una serie di passaggi attuati dal terapista, in sinergia con il genitore a bordo vasca, (non più solo spettatore), come ad esempio il massaggio pre- natatorio, di preparazione senso-percettiva.

L’ingresso precoce in vasca, la progressione a tappe e la collaborazione dei genitori, sono i prerequisiti fondamentale per il successo dell’approccio all’acqua.

Quindi, nella prima fase del lavoro, attraverso prese di sicurezza facilitanti, si permette al bambino di vivere una serie di esperienze per la conoscenza dello spazio fluido, atte laddove possibile, a recuperare la “memoria acquatica” e a sperimentare l’affidarsi all’altro e il lasciarsi andare.

Nella seconda fase, ad adattamento avvenuto, il bambino viene guidato in uno specifico percorso (ri)abilitativo, differenziato a seconda delle varie patologie, che gli consenta la costruzione di un repertorio motorio acquatico, in modo tale da inserirsi positivamente nell’abituale trattamento “a secco”, sfruttando le caratteristiche intrinseche dell’acqua.

La didattica del corso, a cura della docente Francesca Gheduzzi, Dott. ssa in Fisioterapia Pediatrica e Idrokinesiterapista, Tutor Bobath E.B.T.A., Trainer I.A.I.M. International Association Infant Massage è stata strutturata da parti teoriche, alternate a lunghe ed accurate attività pratico-esperenziali in vasca.

Durante il primo incontro, attraverso un lavoro a coppie sui vissuti corporei, i partecipanti hanno potuto sperimentare le caratteristiche tonico-emozionali dell’acqua. L’incontro con l’acqua, infatti, facilita l’incontro con se stessi, ed è fondamentale che il terapista abbia potuto sperimentare su di sé che cosa rappresenta l’acqua per ognuno di noi e cosa portiamo in acqua insieme a noi, ogni volta che scendiamo in vasca.

Nel secondo incontro, invece, il lavoro sempre a coppie e con l’ausilio un bambolotto didattico, ha permesso di verificare, praticamente, ai partecipanti l’assetto idrostatico dei corpi e l’apprendimento della tecnica riabilitativa, con le prese in sicurezza, il galleggiamento (equilibrio statico), lo scivolamento (equilibrio dinamico), il rilassamento (equilibrio psichico e fisico) e l’immersione del volto.

 

 

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